Fa da prologo, durante gli annunci iniziali, un fastidioso rumore di pressa che, spiega una voce, proviene da una fabbrica di etichette situata a Genova. Il significato simbolico dell’etichetta, applicata alle convenzioni sociali, apre e chiude il radiodramma.
La storia comincia quando il vicecommissario si reca da una signora, Carla, vedova di un uomo, Giacomo, morto da tre anni in un incidente aereo sulle Alpi. Le dice che in una villa di aristocratici piemontesi, a seguito delle indagini per un furto, sono state trovate impronte digitali inequivocabilmente corrispondenti a quelle del marito e le rivolge domande sul suo rapporto matrimoniale, che lei dice perfetto, aggiungendo poi che suo marito è certamente morto nell’incidente, perché lei stessa l’aveva accompagnato al volo senza scalo per la Svizzera.
Cambia scena, in un ristorante un uomo esegue con maestria un ritratto per sole mille lire, ma poi firma con un autografo illeggibile e non vuol dare nessuna notizia di sé, neanche quando un avventore gli dice di averlo visto molto tempo prima a Genova. Seguono scene alternate dedicate prima a Carla e poi al presunto marito, con un ritmo sempre più incalzante. Carla inizialmente si rivolge a un investigatore privato, perché pensa che suo marito non sia in realtà morto, ma il detective non vuole accettare l’incarico, perché lo ritiene poco serio. Il ritrattista si reca da una persona che organizza l’emigrazione clandestina, chiedendogli di farlo partire, lui cerca di schermirsi perché la situazione non gli sembra chiara, e alla fine il ritrattista gli racconta la sua storia: era in un aereo, al momento del disastro il pezzo dove si trovava fu scaraventato lontano nei monti e per tre giorni aveva perduto conoscenza. Soccorso in una baita, si era riavuto, si era fatto fare una plastica facciale e viveva senza memoria, ma ora voleva fuggire. L’organizzatore di fughe allora gli consente la partenza per il giorno dopo. L’avventore del ristorante avverte Carla, che conosce, di aver visto il marito creduto morto, insieme vanno al ristorante e sanno che il ritrattista sta per giungere al Caffè “La Nave” sul porto; incontrano il ritrattista che sta per imbarcarsi sulla nave e che persiste a non riconoscere Carla dandole sempre del “lei”, tanto che l’avventore dubita di essersi sbagliato nel ravvisarlo. Carla, sempre più convinta invece della sua reale identità, continua drammaticamente a ricordare a Giacomo il loro felice rapporto e il loro amore, ma lui nega di conoscerla e poi parlando di sé, dice di essersi accorto dell’ambiguità della vita comune e di voler cercare di essere soltanto se stesso, senza etichette di stato civile ecc. Alla fine durante la conversazione gli sfugge il nome Carla, per cui lei gli evidenzia che l’ha riconosciuta. Giacomo continua a voler salir sulla nave, perché vuole continuare a vivere senza etichette e Carla chiede assolutamente di andar via con lui superando ogni difficoltà perché l’amore vince tutto. I due tornano insieme, ma nelle battute finale questo riabbracciarsi assume toni amari: «non sono stata io a vincere, è l’etichetta, non è solo una rete che ti impiglia, è qualcosa di più, è dentro di noi […] non ho voluto capire».
Chi ha vissuto il trauma della morte e ricomincia a vivere, si rende conto della falsità della vita vissuta esclusivamente per soddisfare altrui stereotipi, appunto etichette, e vuole fuggirne conducendo una vita randagia senza legami. Giacomo però si trova, dopo tre anni di silenzi e nascondigli, a interfacciarsi col passato legame con Carla, che appare puro e senza ambiguità, tant’è che lei è pronta a seguirlo nella nuova vita nonostante tutto. Da una parte un uomo che si considera completamente libero da ogni vincolo e dall’altra una donna appassionata, pronta a sacrificarsi, pur di ritrovare l’amore. La loro riunificazione suona perciò sinistra, come suggellata da un compromesso, una mediazione provocata dalla forza dell’etichetta. Il radiodramma mescola alcuni elementi tipici del giallo (l’inchiesta, il mistero da svelare, l’interrogatorio, la confessione…) con una situazione portata a tal punto alle estreme conseguenze da apparire assurda. Il carattere paradossale della storia suggerisce domande esistenziali sulla vita e sulle forze che, travalicando le volontà umane, sembrano determinarle e piegarle a schemi precostituiti.