• Autore: Mario Fratti
  • Regia: Umberto Benedetto
  • Compagnia di prosa RAI: Firenze
  • Attori e attrici: Lucio Rama, Corrado Gaipa, Renata Negri, Antonio Guidi, Giampiero Becherelli, Tully Friedman e John Huber.
  • Data della messa in onda: 26/11/1960
  • Ora della messa in onda: 21:20
  • Canale: 1
  • Minuti: 54
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    Da un osservatorio di Cambridge si riesce a captare una serie di messaggi inviati dal pilota spaziale Anatoly che, insieme a una cagnetta, chiamata Riccia (il nome reale della cagnetta Laika, spedita nello spazio a bordo della capsula sovietica Sputnik 2 nel 1957) tenta di arrivare in orbita, conversando con la base sovietica. Dapprima le comunicazioni riguardano la velocità e i livelli d’innalzamento nella stratosfera con sganciamento programmato delle varie parti dello sputnik, in un secondo momento i dialoghi tra astronauta e base operativa sono intrisi di gioia per l’obiettivo raggiunto – essere arrivati fuori dall’orbita –, seguiti da messaggi rassicuranti sullo stato di salute proprio e della cagnetta, sulla meraviglia di trovarsi in situazione non gravitazionale e sul lunghissimo sonno ristoratore. Poi la situazione comincia a precipitare, le condizioni fisiche peggiorano rapidamente e il ritorno a casa si fa sempre più difficile. Il dialogo dell’astronauta con la base operativa e con la moglie che segue il susseguirsi degli eventi, quando cessano le comunicazioni da terra, si trasforma in monologo drammatico, con la consapevolezza crescente che non c’è più niente da fare.

  • Nota critica:

    La scena si svolge durante i primi esperimenti spaziali, quando l’Unione Sovietica sembrava dover  esser la prima a metter piede sulla luna, e in particolare col lancio della cagnetta Laika che, da sola, giunse fuori orbita, ma era fin dall’inizio condannata a non tornare più, destino pianificato che sembra potersi intravedere fra le righe anche per Anatoly e la cagnetta. Pare quindi un sacrificio annunciato: l’eroe passa dall’estrema gioia per esser stato il primo uscire dall’orbita all’ineluttabile tragico finale, che all’epoca sembrava inevitabile per i voli nello spazio. Il radiodramma si apre e si chiude con una musica di archi e ottoni di forte impatto emotivo, dal sapore tragico, ed evocativa di scenari spaziali al confine con la fantascienza. Abile costruzione dell’«urlo agghiacciante del razzo che aggredisce lo spazio»: rombo del motore e sibilo ascensionale. Il resto dei rumori e dei suoni proviene dalla navicella, in particolare indica i reattori del razzo (inviluppo sonoro con reverse che richiama la vibrazione di un piatto), segnali e impulsi provenienti dalla base. Le voci provenienti dalla base sono leggermente metalliche, mentre la voce dell’astronauta ha un riverbero corto, restituendo così efficacemente l’impressione dello spazio piccolo e pressurizzato della navicella.