La storia si ambiente in un futuro prossimo (1981) quando viene scoperto sul fondo del Lago di Garda un antico apparecchio volante del 1912. All’interno della camera stagna si è conservato un magnetofono. Il radiodramma, usando l’espediente letterario del manoscritto ritrovato, comincia con la voce di un narratore che racconta del reperto ritrovato, annunciando agli ascoltatori che verrà fatta ascoltare la «banda sonora», anche se è incerta la sua autenticità, potrebbe essere un falso creato ad arte da giornalisti in cerca di una notizia sensazionale. D’altronde il magnetofono è un’invenzione molto più recente, non era pensabile all’inizio del Novecento.
La vicenda inizia dunque nei pressi del Lago di Garda, quando Claudio viene soccorso da un signore con cravatta a fiocchino e vestito a code di rondine che riconosce di essere il suo suocero che non ha mai visto, se non in fotografia, essendo morto prima del suo matrimonio con l’amatissima Alba, morta anch’essa da tempo. Son passati trent’anni. Claudio si rende conto di aver viaggiato nel tempo. Seguono scene di dialogo nel presente e nel passato, con il suocero, la moglie e l’amico Renato. In particolare un lungo flash back è dedicato al viaggio nello spazio che permette di andare indietro nel tempo. Renato è un amico di infanzia che ha deciso di intraprendere questo lungo viaggio per scomparire per un po’ di tempo, poiché ha commesso un omicidio. Il radiodramma si conclude con un monologo addolorato di Claudio che invoca Alba e un tempo terrestre da vivere assieme. Chiude la voce del narratore che lancia – in maniera del tutto incongruente alla storia – la musica dell’orchestra di Harry Thompson, trasformandosi adesso in una sorta di conduttore radiofonico che saluta il pubblico con un pezzo “leggero”, per stemperare la tensione della storia.
Era un’ipotesi paradossale affacciatasi negli anni ‘50-‘70: superare la velocità della luce e così andare indietro nel tempo. Il fantascientifico si mescola sulla scena col rimpianto del passato, Claudio e Renato hanno ambedue nostalgia della propria donna, ma tutto confusamente, perché Renato l’avrebbe uccisa. Dall’insieme fantascientifico e scoordinato traspare il triste rammarico per un passato che ci s’illude di superare ma che non può tornare. L’intero radiodramma è accompagnato da suoni fantascientifici che servono soprattutto a introdurre le differenti scene (percussioni, xilofono, piatti, distorsioni sonore…) con indicazioni emotive e temporali, e anche da voci riverberate che aiutano a comprendere quando l’azione si svolge nel missile spaziale o al chiuso dell’ambiente domestico. Curioso il riferimento al magnetofono come strumento per registrare: dentro una scatola, come una scatola nera, si è conservato il nastro (la banda sonora ha un forte riverbero, come testimonianza di un tempo molto lontano). Anche qui si accentua la confusione temporale, dal momento che il magnetofono entra in commercio in Italia alla fine degli anni Cinquanta.