Una ragazza arrivò. Commedia musicale in undici episodi

  • Autore: Dino Buzzati
  • Regia: Alessandro Brissoni
  • Compagnia di prosa RAI: Milano
  • Attori e attrici: Laura Betti, Odoardo Spadaro, Dora Gatta, Arturo Testa, Davide Montemurri, Augusto Mastrantoni, Lia Angeleri, Ottavio Fanfani, Lucilla Morlacchi, Edoardo Toniolo, Giulio Bosetti, Giuseppe Pagliarini, Fernando Cajati, Federico Collino, Andrea Matteuzzi, Giampaolo Rossi, Gianni Bortolotto, Claudia Tempestini e inoltre Romano Battaglia, Edda Nives Birarda, Augusto Bonardi, Giuliana Calandra, Ines Cencig, Ignazio Colnaghi, Enrico Di Blasio, Paola Faloja, Barbara Festari, Giorgio Gabrielli, Alberto Germiniani, Olga Gherardi, Olga Michi, Gabriella Misciano, Pier Luigi Pelitti, Gigi Pistilli, Romana Righetti, Renata Salvagno.
  • Data della messa in onda: 28/04/1959
  • Ora della messa in onda: 21:00
  • Canale: 1
  • Musiche originali:

    Gino Negri

  • Esecutori:

    Gino Negri (direttore)

  • Minuti: 89
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    Una compagnia di persona fa un assurdo giro turistico in un castello, guidata da un Cicerone. Il castello è completamente al buio, perché la luce si può accendere solo nei giorni dispari e nei giorni pari, ma quel giorno è il «diciassotto, che sarebbe un diciassette diesis o diciotto bimolle». Nella seconda scena la guida mostra lo splendido panorama che si vede dal castello, portando il gruppo di turisti nella cripta sotterranea: è tutto assolutamente buio, ma si sentono rumori convenzionali che evocano scene di vita quotidiana, descritte dettagliatamente dal Cicerone. Infine viene presentata Leonella Dominedò, «una ragazza brutta come il peccato», che passa la vita a studiare. A questo punto si segue la storia della dodicenne e i rimproveri del padre che non vuole passi tutto il tempo a studiare. Dopo i doveri ci sono i piaceri, ma Leonella a tutte le tentazioni o le richieste (una gita, una sigaretta, i ragazzi, i vestiti, aiutare in casa…) risponde sempre «non posso, io devo studiare».

    La vicenda si sposta a scuola, dove con un «interrogatorio» (che presto si trasforma in un quiz alla Lascia o raddoppia?), si deve proclamare il più bravo di tutte le classi. Prima uno studente cade sulla domanda: «chi è il padre del figlio di Teofrasto?», poi è la volta di Leonella che invece, intonando una lunga canzoncina, risponde alle domande più astruse. Il gruppo di turisti osserva e commenta la storia di Leonella come se fossero di fronte a un film. Nel sesto episodio, tra i più lunghi, avviene un dialogo cantato tra Leonella e il suo specchio, nel quale la ragazza chiede di apparire più bella. Una voce baritonale le risponde che non può mentire. Allora lei fa cadere lo specchio, che si frantuma in dodici piccoli pezzi. A quel punto avviene una sorta di trasformazione, rappresentata dal cambiamento di voce di Leonella, che si fa più morbida e matura, e dalla comparsa di voci infantili dai frammenti dello specchio che le promettono nuove bellezze. Adesso Leonella torna alla balera, dove poco prima aveva raccolto solo rifiuti dai giovani ballerini, e adesso è letteralmente accerchiata da voci maschili che la sommergono di complimenti, di dichiarazioni d’amore, di promesse. La signora Dominedò vuole però essere indipendente e sicché risponde all’annuncio dell’industriale Lumacas, che cerca una segretaria. Nell’ottavo episodio, intitolato L’assunzione, si entra nello spazio enorme di una fabbrica, ma che per risonanza e atmosfera ha qualcosa di una cattedrale. Si descrive così la vita della fabbrica, dove si alternano voci di centraliniste che prendono appuntamenti in tutto il mondo, si ascolta la voce del direttore che enuncia la scala gerarchica degli stabilimenti («i fessi in basso, i furbi più in alto e in cima il principe»). Prima l’atmosfera è determinata da una musica statica con elementi percussivi, poi un breve jingle di organo alterna i colloqui con le aspiranti segretarie che vengono respinte dal direttore perché poco avvenenti, fin tanto non arriva Leonella che lo conquista con la sua bellezza e il suo carattere.

    Nella scena successiva l’azione si svolge al teatro imperiale dell’opera. Leonella assiste alla performance di Elvira, la più importante soprano vivente, che però a seguito di una serie infinita di richieste particolarmente pesanti (i crucci della prima donna) viene cacciata dal direttore d’orchestra che ha una pronunciata “erre moscia”. Di fronte al pubblico, il direttore d’orchestra chiede se in sala non ci sia qualcuno che voglia interpretare il ruolo di Rosalinda. Risponde Leonella (interpretata adesso da Dora Gatta), incredibilmente già in costume, che però non ha una voce abbastanza forte e allora le vengono forniti diversi microfoni e la sua voce diventa sempre più chiara, ottenendo un grandissimo consenso. Il successo è ottenuto grazie a una voce che si adatta benissimo ai mezzi di amplificazione, sostiene il sovrintendente. Alla piena felicità, dopo la gloria e il denaro, ci vuole l’amore e così verso la fine si assiste alle serenate e alle proposte di miliardari e duchi. Ma a Leonella piace un giovanotto con gli occhiali, che se ne sta seduto in disparte ed è un contabile (la voce flautata è quella dell’annunciatore) e insieme si avviano verso un modesto e amoroso avvenire.  Così l’ultimo episodio, che si apre con rumori che riconducono alla vita quotidiana (fischi simili a quelli di una teiera, l’acqua che bolle e di uno sciacquone…), è ambientato in una tranquilla domenica. Sono passati quindici anni. Leonella, in una casa di tre locali più servizi, cuce e cucina e ha una figlia, Ornella, incorreggibile. Così, con la medesima canzoncina dell’inizio, con il ritornello «non posso, devo studiare», si conclude la commedia musicale.

     

  • Nota critica:

     

    La commedia musicale ha un tono ironico e surreale. Nelle descrizioni, soprattutto dell’industria, traspare un certo sarcasmo risolto con grazia e suggerito dalle voci sempre caricaturali dei numerosi personaggi. La vita di Leonella è osservata dal gruppo di turisti come fosse uno spettacolo o un film. La musica occupa un ruolo centrale. In particolare le canzoni portano avanti la vicenda, a volta sono le risposte vere e proprie di Leonella. Hanno un andamento melodico e popolare, giocano con ripetizioni e ritornelli. Numerose le soluzioni drammaturgiche utilizzate per restituire centralità alle voci dei personaggi: l’utilizzo dell’interrogazione, del colloquio di lavoro, del coro dei pretendenti maschili e infine del canto lirico nel teatro imperiale. In quest’ultimo caso è da evidenziare la questione del microfono utilizzato per rinforzare una voce troppo debole ma che suscita sonorità nuove molto apprezzate dal pubblico.

  • Bibliografia critica:

    Carlo Maria Pensa, Dove mai arrivò Nella Dominedò? “Una ragazza arrivò,, radiocommedia di Buzzati con musiche di Gino Negri, in «Radiocorriere TV», 1959, 17, p. 6.