A New Orleans Joe è un poliziotto che da quattro anni ha perso una gamba per uno scontro col boss bandito Pergson. Lo viene a trovare la sua ex compagna, che lo prega di ricercare il fratello Freddy, che è scomparso lasciando parecchio denaro. Lui inizia le ricerche e incontra Susy, una ragazza di colore («negretta») quindicenne, che aspetta un bambino da Freddy («mi ama davvero anche se sono negra», «esistono solo uomini giusti o ingiusti – risponde Joe – almeno secondo me») e pure ha perso ogni contatto con lui. La ragazza confida al poliziotto che Freddy gli ha scritto di prendere delle perle preziose. Una banda comincia a perseguitare Joe ma lui, abilissimo, dapprima disarma e stende uno di loro, Sparafacile, poi in un inseguimento in macchina, uccide gli inseguitori. Alla fine tende un tranello al possessore delle perle con la promessa di riconsegnargliele e così apprende che Freddy e un complice sono ingenuamente saltati in aria nella Mercedes adoperata per un colpo e si fa dire dove trovare Pergson, che finirà sulla sedia elettrica. In conclusione incontra di nuovo Susy e decidono di sposarsi.
In questo giallo radiofonico protagonista è un uomo che risponde al tipico mito del poliziotto buono dell’America anni Sessanta, giustiziere implacabile e superman, nonostante la gamba persa («Uno dopo l’altro, compaiono alla ribalta della trasmissione i classici personaggi familiari a quanti hanno dimestichezza con la letteratura poliziesca: il sicario ex pugile suonato, il losco proprietario del club notturno, il barista amichevole e reticente ecc. Ma altri meno scontati se ne aggiungono, arricchendo di nuovi motivi il radiodramma. Il ragazzo scomparso aveva una relazione con una negretta alla quale aveva promesso il matrimonio»). Notevole l’accompagnamento musicale jazzistico che rimanda alle atmosfere di New Orleans e del profondo sud, oltre alle sparatorie tipiche della criminalità americana. Molte le telefonate, che mandano avanti la narrazione, inserite in una sonorizzazione sobria, sempre funzionale a indicare le azioni che si svolgono (qualche riverbero, sirene di polizia, rumore della pioggia…). Pure lo sfondo razziale appare accennato, specie nella valorizzazione dell’happy end («smetti di pensare alla tua pelle, che sei carina»).
Errezeta, Un caso per Joe Bridle, in «Radiocorriere», 1960, 50, p. 11.