• Autore: Belisario Randone
  • Regia: Gian Domenico Giagni
  • Attori e attrici: Titina De Filippo, Achille Millo, Clara Bindi, Pietro Carloni, Carlo Giuffrè, Enzo Petito, Michele Malaspina, Giulia Melidoni, Giulia D’Aprile, Eugenio Maldacea, Enzo Donzelli, Mario Maldesi, Mara Fiè e Massimo De Francovich.
  • Data della messa in onda: 02/04/1960
  • Ora della messa in onda: 21:20
  • Canale: 1
  • Musiche preesistenti:

  • Minuti: 58
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    Carmela, durante la confessione con il prete, confida di aver commesso due anni fa un peccato imperdonabile. Alle sollecitazioni del confessore mostra un trafiletto di giornale: in un bar nei pressi della stazione di Napoli un uomo cinquantaduenne di nome Ardelio, dopo aver scambiato qualche parola con Carmela, spara contro un bravo giovane di nome Guarino appena entrato e poi, fuggendo inseguito, si spara. Nessuno sa darsi ragione dei fatti, che così vengono dimenticati, ma il rovello permane per Carmela che, su suggerimento del confessore, si reca dalla madre del giovane Guarino ucciso e racconta la sua storia. Ha un figlio, Andrea, che sogna di essere attore di teatro, ma deve rassegnarsi a far da illusionista nel varietà, e che invita a pranzo l’impresario teatrale Cotugno, dinanzi al quale, smaliziato e beffardo, recita brani da La vita è un sogno di Calderón de La Barca e da L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello. Ma l’impresario non sa che offrirgli, se non una scrittura di due mesi, con recite massacranti, a tremila lire al giorno e spese di viaggio a suo carico. Il giovane rifiuta, per cui viene cacciato in malo modo.

    Andrea incanta la madre Carmela e la fidanzata Marisa con i suoi sproloqui di scena, ma non riesce a superare la sua frustrazione, anche perché vive alle spalle della madre, che trascorre nottate a fare l’infermiera, sognando invano prestigiose scritture per Andrea, assediato da giornalisti e fotografi, nel ruolo di Otello e di Amleto.  Ma non arriva niente, nemmeno l’assunzione nel cinematografo, per cui Andrea decide di darsi agli affari. La fidanzata Marisa parla con l’allibratore Daniele, che le riferisce delle perdite di Andrea alle puntate sui cavalli e decide di lasciarlo, perché non ne ha più fiducia. Andrea chiede alla madre di andare a un bar nei pressi della stazione di Napoli, dove incontrerà un uomo di nome Ardelio, al quale consegnerà una busta in cambio di un’altra. Lei va, incontra l’uomo che gli dice di non aver mai visto Andrea, ma di esser da lui ricattato, perché ha in mano documenti compromettenti sul proprio conto, che si è impegnato a restituire col pagamento di un milione di lire, che ha già pronte per lo scambio, ma ha deciso di ucciderlo. Andrea entra nel bar seguito da un ragazzo sconosciuto, di nome Guarino e Ardelio chiede a Carmela quale dei due sia Andrea. Lei indica Guarino, lui gli spara e poi inseguito si spara a sua volta. Carmela dopo due anni va dunque a raccontare la storia alla madre di Guarino e a consegnarle la busta con un milione di lire, ma lei non risponde e una vicina che l’accudisce informa Carmela che non si è più riavuta dallo shock della perdita del figlio. Carmela decide di lasciare la busta e di andarsene, mentre sullo sfondo si inizia a sentire il rumore della pioggia.

  • Nota critica:

    La storia, tratta da un fatto di cronaca reale e trasposta come originale televisivo da Randone nel 1958[1], è assai efficace nell’amore viscerale di Carmela per il proprio figlio[2] e nella consapevolezza dell’impossibilità del perdono umano, e quindi anche divino. Giocano vari fattori legati alla miseria della condizione ambientale, all’incapacità di Andrea, perso nell’illusione di poter diventare un grande teatrante, e alla contrapposizione fra l’amore addirittura morboso della madre e la lucidità della fidanzata che coglie i limiti di una situazione insostenibile: una madre che, pur di salvare un figlio constatato delinquente, sacrifica il figlio innocente di un’altra donna. Traspare però dal dramma quanto sia difficile condannare la madre, che è stata disposta a tutto pur di salvare il proprio figlio, l’eterna dannazione rimane a suo carico.

    La vicenda si ambienta a Napoli e il radiodramma colpisce per l’interpretazione di Titina De Filippo (tutto il cast di attori è di ottima levatura), che dà alla donna i toni realistici di una disperazione profonda e non affettata È uno dei primi radiodrammi in cui è più forte la cadenza regionale. La regia di Giagni è ricca ed efficace nella scelta dei luoghi (soprattutto nella lunga scena finale al bar) e in particolare nel ritmo intero della vicenda, che assume vivacità spiccata in alcuni momenti specifici, come ad esempio nella prima parte, quando il giovane dialoga con l’impresario improvvisando, senza fortuna, celebri brani teatrali (Shakespeare, Pirandello…), una scena con i risvolti comici tipici della tradizione napoletana che ci rimanda inevitabilmente anche alle atmosfere evocate dal teatro dei De Filippo. Il radiodramma però si colora di particolari tinte fosche, senza lasciare redenzione al senso di colpa della madre.



    [1] Originale televisivo tratto dal racconto Carmela di Giuseppe Marotta, con la regia di Mario Ferrero ed Evi Maltagliati nel ruolo di Carmela, in onda sabato 1° novembre 1958.

    [2] Sempre nel 1960, martedì 14 giugno, viene mandato in onda il testo teatrale in tre atti Bello di papà di Belisario Randone e Giuseppe Marotta. In questo caso il protagonista è un padre che nutre un amore viscerale e morboso per il figlio, impedendogli di acquisire una propria autonomia.