Il Guerriero, l'Amazzone, lo Spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo

  • Autore: Carlo Emilio Gadda
  • Regia: Gastone Da Venezia
  • Attori e attrici: Marcello Moretti, Gianrico Tedeschi, Elena Da Venezia.
  • Data della messa in onda: 05/12/1958
  • Ora della messa in onda: 21:20
  • Canale: 3
  • Minuti: 58
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione:
  • Sinossi:

    La scena si svolge in un salotto borghese, dove conversano tre personaggi dai nomi chiaramente parodici. Il professor Manfredo Bodoni Tacchi è il tipico esempio di verbosità accademica, soporifera e stucchevole; l’avvocato Carlo De’ Linguagi è un professionista di provincia, anticonformista per partito preso, che vuole attirare su di sé l’attenzione, per conquistare qualche nuovo cliente o l’ammirazione di una bella signora; Quirina Frinelli è una donna timorata ed eccitabile, tipico prodotto della cultura scolastica ottocentesca. L’argomento di conversazione è Ugo Foscolo, di cui Bodoni Tacchi è uno sfegatato ammiratore e di cui Quirina Frinelli subisce il fascino. L’insolente e sguaiato Carlo De' Linguagi è invece l’implacabile accusatore del «Basetta», colpevole ai suoi occhi di cialtroneria, istrionismo, virilità scenica ed esasperato narcisismo: «vantarsi del pelo... è un'opinione da parrucchiere», sibila a proposito dell'«irsuto petto» del sonetto-autoritratto. E, quel che è più grave, responsabile di un «macchinoso ed inutile vocabolario», di una «sequenza d'immagini ritenute greche e marmorine», di versi traboccanti di vergini. Foscolo amò moltissime donne e non erano rare le notti nelle quali piangeva per amore: «Piangere e lagrimare, lagrime e pianto sono i quattro vocaboli più adoperati dal Foscolo. Ritornano mille e mille volte, nella prosa e nel verso: nell’Ortis, nei Sepolcri, nelle Grazie, nell’epistolario infine»[1]. E le donne a lui congeniali devono essere: sposate, facoltose, senza pretese particolari (di voler ricevere dei fiori, ad esempio), amanti dell’arte. Foscolo ce le racconta sorvolando quasi del tutto sui loro mariti.  Di tutto questo parlano i tre personaggi nel salotto borghese, utilizzando toni sopra le righe, accusandosi e scandalizzandosi a vicenda.



    [1] Carlo Emilio Gadda, Niccolò Ugo e “L’aurea beltade” Donne ed amori del Foscolo visti da C. E. Gadda, in «Radiocorriere», 1958, 48, p. 9.

  • Nota critica:

    Il radiodramma va in onda all’interno della rubrica Umor nero, un ciclo radiofonico in cui alcuni critici, romanzieri e giornalisti sono invitati a parlar male di qualche glorioso eroe nazionale e, come scrive Maria Luisa Spaziani nella presentazione dell’intera serie, a «buttar fuori il veleno che secoli di rispetto e di civile educazione ci costringono continuamente a ringoiare, di dire per una volta, insomma, ciò che generalmente si esprime con il silenzio». Al ciclo partecipano Anna Banti, Luigi Bartolini, Emilio Cecchi, Mario Soldati e Paolo Monelli. Alla fine però le conversazioni di questi autori, pensati per una durata di dieci, quindici minuti, si risolvono sempre in critiche garbate, mai particolarmente caustiche. Gadda raccoglie l’invito reinterpretandolo a modo suo: la conversazione, termine radiofonico utilizzato per indicare le trasmissioni culturali, si trasforma letteralmente in una conversazione tra tre personaggi, che rappresentano anche tre punti di vista sull’opera di Foscolo. Con l’esposizione teatralizzata dei luoghi comuni intorno all’opera del poeta e la loro dissacrazione, Gadda realizza un’opera quasi unica nel suo genere, perché la critica letteraria viene drammatizzata e restituita in forma parodica: quasi un radio-saggio parodico, un’operetta moral-satirica.