«Elena mi ha portato la tua lettera», così comincia il lungo monologo costruito come una lettera di risposta. A parlare è una “signorina” invecchiata senza nome, che non conosce sorrisi o speranza e si sente ormai nell’autunno della propria vita. Racconta un episodio della sua giovinezza, quando incontra Steve, più giovane di lei, del quale s’innamora, «pur sapendo che quel ragazzone non potrà mai amarla, pur sapendo che vicino a lui essa appare ancora più goffa, frusta, scialba»[1]. La donna prova per la prima volta un sentimento amoroso e anche il fastidio delle chiacchiere divertite delle amiche che la prendono in giro. L’incontro con Steve provoca la messa in discussione di sue molte certezze, come ad esempio l’arredamento della casa, rimasto identico dalla morte della madre e che adesso gli appare vecchio e muffoso. La storia è però fatta più di telefonate e incontri mancanti, che non di una conoscenza approfondita. Fino a che arriva la tragedia. Steve viene preso in pieno da un’automobile in corsa. Adesso è steso sulla strada coperto da un incerato e le autorità a fare i dovuti accertamenti.
[1] Enzo Maurri, Lettera a una conoscente. Un monologo radiofonico di Alfio Valdarnini, in «Radiocorriere», 1958, 15, p. 4.
Proseguendo l’esplorazione della forma utilizzata in I cuori spezzati (1957), costruito con quattro lunghi monologhi, Valdarnini utilizza il genere epistolare per dar voce al lungo soliloquio di una donna che rimugina sul suo passato, ripercorrendo passo passo l’occasione di un amore presto sfumato. Il radiodramma è perciò un monologo radiofonico, considerato ben diverso da quello teatrale, perché la radio garantisce «un magico palcoscenico senza confini di tempo e di spazio, permettendo alla voce singola di narrare, ricordare, immaginare, rievocare, vivere qualunque complessa vicenda, in qualunque sua fase […]». Il radiodramma si distingue per la notevole interpretazione di Rina Morelli che, nonostante la forma un po’ rigida, riesce ad offrire con il suo monologo l’impressione di un flusso di coscienza alternato a momenti espressamente rivolti alla sua interlocutrice, come fosse la messa in voce del testo della lettera. Qualche effetto sonoro (risate, frammenti di parole di altri personaggi, musica da ballo, risonanza nei momenti più patetici…) offrono piccoli spunti per variare il ritmo, ma tutto si risolve nelle parole e nella recitazione misurata. Il radiodramma fu presentato al Prix Italia del 1958.