In uno studio commerciale Enrico e Paolo, stanchi e insoddisfatti, aspettano la fine dell’orario di lavoro per andarsene a casa. È agosto e stanno morendo di caldo, anche perché il severo Cav. Barduagni pretende che i dipendenti stiano sempre in giacca e cravatta. Enrico, in attesa che passi l’ultima ora e venti di lavoro, sfoglia la rivista «I Minuti della Gioia» e trova, con sua grande sorpresa, sua moglie Lalla Marini, fotografata in costume da bagno, come «la bella di Fregene», che dichiara di aspirare a diventare un’attrice cinematografica. Il marito, ignaro di tutto, si infuria.
La seconda scena si svolge in casa. Prima Lalla si confida con un’amica e le racconta di come, assolutamente per caso, era stata avvicinata da un fotografo, di come poi tutti l’avessero riconosciuta al giornalaio, che teneva la rivista aperta proprio sulla sua pagina, e dell’invidia suscitata nelle amiche. Dopo, tornato il marito furibondo, spiega che è stato solo un gioco, che da un certo punto di vista le ha fatto anche piacere, che vorrebbe fare l’attrice, ma poi afferma il contrario, che sta solo scherzando e ha sbagliato, ma a sua discolpa dice che sempre ha avuto il comportamento «un po’ da matta».
Il marito arrabbiatissimo le risponde: «Cerca di fare uno sforzo mentale e di renderti conto: per un marito la propria moglie è la depositaria del suo onore e del suo buon nome. […] Un marito normale. Quando apre una rivista e scopre che la donna da lui prescelta come compagna e sposa, mostra le gambe come qualsiasi donnina allegra, non può non sentirsi offeso nei suoi sentimenti più sacri». Gli effetti della foto però si fanno presto sentire. A casa della mamma squilla il telefono: è un produttore cinematografico che vuole fare un provino a Lalla per il prossimo film di un regista americano. Mamma e suocera sono in giubilo e subito chiamano la figlia, anche lei comincia a sognare il successo, il denaro e una vita di viaggi per il mondo. Ma non ha fatto i conti con il marito che molto freddamente le dice che lei deve inseguire il suo sogno che è molto di più di quello che lui gli può offrire (star dietro alle cambiali del frigidaire); non potrebbe sopportare però di vivere insieme a lei «sapendo che una quantità di gente guarda avidamente come ti crescono i capelli dietro al collo o come accavalli le gambe». Vuole essere lui solo lo spettatore del film intimo della loro vita. Lalla cede, capisce che non c’è niente da fare e allora gli dice di andare lui dal regista americano a spiegargli la situazione e il suo diniego. Così Enrico si precipita all’Hotel, ma torna a casa solo dopo molte ore nella preoccupazione di tutte le donne. Enrico ha i capelli ossigenati. Racconta che il regista è rimasto molto colpito dalla sua figura e gli ha fatto un contratto per la parte da protagonista e poiché deve interpretare la parte di un olandese gli hanno ossigenato i capelli. Lalla è adesso infuriato. Lei ha rinunciato alla parte perché lui le ha parlato della bellezza della pace domestica, dell’intimità di un film «personale» e ora invece accetta lui l’incarico. Enrico le dice chiaramente che lo sta facendo per lei, per garantirle un futuro migliore e che, essendo un uomo, lo può fare senza ambiguità. Lalla fugge da casa e si precipita all’Hotel irrompendo durante la riunione del produttore, con il regista, lo sceneggiatore e la diva protagonista. È accolta con molto piacere dagli uomini, che erano rimasti delusi dal rifiuto, e le affidano la parte della contadina ungherese anche se non ha mai recitato in vita sua. Arriva anche il marito e a quel punto accade di tutto: urla e schiaffi reciproci. Il marito non vuole assolutamente che la moglie firmi il contratto, ma lei si ribella. Stanno per andarsene, ma la diva Isa spiega le durezze del mondo del cinema, le bellezze ma anche la ferocia. Riesce a convincerli a rimanere, ma solo se riusciranno a prendere sportivamente questa esperienza, sapendo che sia lui sia lei saranno l’oggetto del desiderio di molte persone e dovranno resistere a tante tentazioni e molte delusioni. Così si riappacificano e vengono fissati i provini: Lalla in costume da bagno dal regista, Enrico a casa della diva, la mattina tardi appena lei si sveglia[1].
Il debutto di Lina Wertmüller e Matteo Spinola come autori radiofonici era avvenuto pochi mesi prima con Prova generale[1], un radiodramma molto ironico, nel quale veniva rappresentato il mondo del teatro, con le sue debolezze e le sue nevrosi. La satira colpiva la suscettibilità della prima attrice, la sufficienza del primo attore e l’esibizionismo del regista. Con Un Olimpo poco tranquillo invece viene affrontato il mondo del cinema, in particolare scegliendo il punto di vista di una coppia piccolo borghese, un impiegato e sua moglie casalinga (con anche gli stereotipi connessi alla rappresentazione delle rispettive suocere). Il cinema viene ritratto in alcuni suoi cliché, ma anche tramite riflessioni più approfondite in bocca della diva, per esempio quelle a proposito del doppiaggio: «Ah, ah, ah! … Recitare… ma mia cara… Chi le ha detto questa enormità? … Chi le ha detto che per fare del cinema occorre sapere recitare… Ma per carità! Si figuri che a me lo rimproverano! Carina! Ma siamo in Italia, sa? … Non si preoccupi… Ci sono i prodigi della tecnica… Lei sarà doppiata da una brava attrice che per poche lire le venderà il fascino di una magica voce… […] Cosa borbotti, poetastro! Perché, non è forse la più spudorata truffa artistica quella del doppiaggio? Senza il doppiaggio quale delle nuove divette che usurpano sfrontatamente il nome di attrici, sarebbe sopravvissuta al primo film? […] Quale mostruoso ibrido vendete al pubblico! Ormai saremo rimaste in tre o quattro a recitare davanti alla macchina… Saremo tre a parlare… Invece di educare una nuova generazione di attrici, avete creato il mito della “Muta Prosperosa”». Di particolare interesse anche il rapporto tra uomo e donna, le libertà del primo e le obbedienze (e le ribellioni) della seconda, equilibrio che improvvisamente salta quando suonano le sirene ammaliatrici dell’industria cinematografica.