• Autore: Nigel Kneal, traduzione di Lucio Manisco.
  • Regia: Enzo Convalli
  • Attori e attrici: Ottavio Fanfani, Tino Bianchi, Dina Sassoli, Augusto Bonardi, Carlo Bagno, Angela Cicorella, Gina Sammarco, Andreina Pagnani, Carlo Delfini, Aldo Allegranza, Renata Salvagno, Warner Bentivegna, Enzo Tarascio, Carlo Ratti, Sante Calogero.
  • Data della messa in onda: 09/11/1955
  • Ora della messa in onda: 22:00
  • Canale: 2
  • Minuti: 59
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    In una piccola città inglese un noto avvocato sta finendo di trasferire il proprio studio legale in un vecchio ufficio adesso completamente ristrutturato. La segretaria prova a utilizzare il telefono appena installato, ma durante la chiamata si accorge di una leggera interferenza e ode la voce di una donna. L’avvocato Paley avverte i centralinisti che inviano un tecnico. Intanto persiste la voce di questa donna che si inserisce nelle conversazioni di lavoro per supplicare un ignoto e silenzioso interlocutore di non farla soffrire e di tornare da lei. L’operaio però non riesce a risolvere il problema e alla centrale il fenomeno appare tutt’altro che normale. Il capo operaio addetto alla manutenzione dei telefoni, che è anche il narratore che racconta la storia, comincia a preoccuparsi perché la causa rimane del tutto misteriosa. Scopre però che esattamente un anno prima erano state fatte delle segnalazioni su quella stessa linea perché il ricevitore era rimasto alzato. Intanto la voce femminile continua imperterrita a parlare da più di quarantacinque minuti, facendosi disperata e attirando la curiosità delle centraliniste che cominciano ad ascoltarla «quasi si trattasse di una storia a fumetti»[1]. Il capo operaio scopre che fino all’anno passato quell’ufficio era la sede di una agenzia intercontinentale e che il titolare era stato implicato in una brutta storia di denari legati a un testamento. Se la chiamata della donna fosse rivolta a questo misterioso signore? Il problema è che tutto ciò risulta accaduto esattamente un anno prima e anche quando staccano i fili telefonici la voce femminile continua a parlare. Dopo ventidue ore, gli indizi aumentano perché si ritrovano i reclami dell’anno passato con l’ora precisa, l’ultimo è alle 17 e 45, ormai manca poco per arrivare esattamente alla stessa ora dello stesso giorno di un anno dopo. La voce della donna si fa sempre più nitida e si segue l’ultimo straziante monologo: «Non ti servo più a nulla sono vecchia, ho fatto testamento, ora potrai avere il mio denaro e spenderlo con le tue donne. Henry ho ingoiato dei sonniferi, ora dovrebbe finire tutto, tutto molto presto, eh già, è proprio così, sei l’unica persona che potrebbe fare qualcosa per fermarmi […] un’ultima cosa, voglio che sollevi quel ricevitore e mi parli che mi dici “ti amo”. Henry dimmelo, per una volta solta, anche se non è vero. Riparlami, devi parlarmi, ora, parlami, dimmelo, ti amo, solo questo, un’ultima volta, come dire buona notte mamma…». Poi la donna scompare per sempre e il capo operaio, tornato ad essere voce narrante, afferma che a quel punto non gli resta altro da fare che cercare gli annunzi funebri di una storia di passione e tormento.



    [1] Camillo Broggi, La voce di Andreina in Mi devi ascoltare di Nigel Kneal, in «Radiocorriere», 1955, 45, p. 7.

  • Nota critica:

    Il radiodramma gioca, a partire dalla data della vicenda, il 9 novembre, che coincide con la data della messa in onda, con il clima di mistero e di attesa per una conclusione tragica che misteriosamente deve compiersi a un anno di distanza. L’invenzione narrativa – una storia di fantasmi calata nella tecnologia moderna – è assai efficace perché utilizza il telefono come medium centrale dell’intera vicenda, perciò esaltando gli elementi dialogici e la personalità delle voci, come era accaduto, anche se nella declinazione del thriller, in Scusi, ha sbagliato numero di Lucille Fletcher, andato in onda in Italia il 31 ottobre 1952. La voce femminile, nella notevole interpretazione di Andreina Pagnani, per le note amorose e disperate, per il mutismo dell’interlocutore richiama, soprattutto nella parte finale, La voce umana di Jean Cocteau. Pagnani «ha qui modo di mettere in risalto le sfumature della sua dizione perfetta, modulando la voce su tutti i toni dell’espressione, dal sentimento alla passione, dalla noia alla rabbia, durante l’intera durata dell’opera. È questa voce, misteriosa e inquietante che costituisce il fascino della vicenda, assurda, ma stranamente credibile, come tutte le classiche storie di fantasmi»[1]. A livello sonoro il radiodramma è molto elaborato, con soluzioni felici nel restituire le interferenze, tramite il sofisticato utilizzo della risonanza e interventi musicali che suggeriscono bene l’atmosfera di mistero e disperazione.



    [1] Ibidem.