Quel buon diavolo di Stanislao

  • Autore: Alfio Valdarnini
  • Regia: Enzo Convalli
  • Attori e attrici: Aldo Allegranza, Giampaolo Rossi, Itala Martini, Peppino Mazzullo, Giovanna Buttafava, Giuseppe Ciabattini, Renata Salvagno, Mario Molfesi, Carla Pini, Nino Bianchi, Gianni Bortolotto, Carlo Castellani, Cesare Volta, Carlo Bagno, Giuseppe Ciabattini.
  • Data della messa in onda: 02/02/1955
  • Ora della messa in onda: 22:15
  • Canale: 2
  • Minuti: 36
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    Un narratore introduce la storia di Stanislao, che conosce personalmente perché abita dall’altro lato della strada. Sostiene che su Stanislao, ricevitore delle tasse, sposato con due figli, le opinioni sono discordi, perché la signora Giuditta, padrona della pensione lo considera un uomo presuntuoso, che non saluta mai, l’ufficiale di posta lo ritiene un individuo sordo e misterioso e il pastore della comunità si limita a definirlo un pessimo giocatore di poker. Mentre il narratore confessa di ritenerlo un «buon uomo», un tempo addirittura simpatico e aperto, finché non è accaduto qualcosa che lo ha cambiato alle radici. Il fatto misterioso gli è stato rivelato da un amico e così inizia la storia.

    In una giornata qualunque, mentre la figlia si prepara per andare a fornire aiuti religiosi al reverendo, arriva una lettera chiusa a Stanislao. È un biglietto di invito a una cerimonia riservatissima per alcuni impiegati a cui parteciperà in persona il Ministro. Stanislao è emozionatissimo, a un sarto fa aggiustare il vecchio abito che aveva portato in due sole occasioni, al suo matrimonio e il giorno del funerale del padre. Stanislao arriva al ricevimento dove si susseguono i discorsi delle alte rappresentanze di fronte a una sala gremita di colleghi. Stanislao però non riesce a capire, tra i seduti dietro al tavolo della presidenza, chi è il Ministro, e nessuno sa indicarglielo. In quel momento il presentatore introduce un nuovo personaggio: Stanislao-Angelo custode «Stessa voce di Stanislao, diventava più diafana, come quella di un fantasma – sic -)». E poi un secondo nuovo personaggio: Stanislao-Maligno «stessa voce di Stanislao, in tono baritonale». Il primo gli consiglia di smettere di bere e di essere fiducioso, durante la sera forse riuscirà ad avvicinare il ministro, il secondo invece lo disillude, il Ministro sicuramente non verrà. Le due voci, accompagnate da «musica celeste e musica infernale», bisticciano e si azzuffano, con rumori di battimani, brusio e confusione indescrivibile.

    Stanislao è disperato e parla con i colleghi (tra l’altro sono tutti mezzi sordi, e usano apparecchi per le orecchie, chi il “sonotex” chi il “vocetex”, con qualche scambio comico). Stanislao all’improvviso interrompe il discorso del delegato e comincia a urlare da ubriaco: «Silenzio… siamo ombre… Ombre! Lei non è il delegato… e se insiste io le dico, “coram populi”, che lei è un mistificatore…». Pronunciate queste parole scappa dalla sala tra le urla dei colleghi scandalizzati e per caso incontra proprio il Ministro, senza riconoscerlo, e lo vuole convincere ad andarsene per non far parte anche lui del consesso di ombre. Sciolto l’equivoco la situazione precipita, il presentatore omette i dettagli per pietà, ricordando soltanto che Stanislao in qualche modo riuscì a tornare a casa, mettendosi a letto con una febbre da cavallo, rischiando di morire.

  • Nota critica:

    La storia è ambientata presumibilmente in Francia, anche se dal nome del protagonista e dalla descrizione dell’ambiente impiegatizio, le atmosfere potrebbero suggerire paesi sovietici. Stanislao voleva ritirare il diploma di benemerito e sperava, conoscendo personalmente il Ministro, di poter avanzare di carriera, facendo un salto in avanti di classe sociale. Al contrario, dopo l’episodio increscioso, Stanislao subisce l’affronto della retrocessione. Il presentatore conclude dicendo che «Stanislao ha perso il suo spirito, d’accordo, ma è diventato un uomo realista, un antiromantico…». Il radiodramma, dai toni grotteschi, è condotto dalla voce narrante del presentatore a cui segue, con ritmo a volte incalzante, a volte più disteso, l’evocazione delle azioni e delle scene cruciali della storia. Lo sdoppiamento del protagonista, nella voce “angelica” e nella voce “maligna”, offre uno spaccato dei conflitti interiori di un impiegato modello che aspirerebbe a qualcosa di meglio, ma che non regge alle gabbie di un sistema rigido.