Il radiodramma, tradotto da Paolo Chiarini, è ambientato a Londra e si ispira, come detto all’inizio da un annunciatore, a una vera storia di cronaca accaduta nella “scorsa primavera”. In Inghilterra tutti sono ossessionati da un costante suono in Fa diesis proveniente da un misterioso sconosciuto strumento. Una signora si reca da un medico che le rivela che tanti pazienti odono lo stesso rumore e alla fine lui stesso si convince di ascoltarlo. I giornali cominciano a diffondere la notizia dello strano suono. Un predicatore terrorizza con profezie di sciagure: il suono misterioso sarebbe quello delle trombe del giudizio universale. A quel punto la scena si sposta in automobile, dove una ricca signora, in panico per il persistente suono, si sfoga con il suo autista assai paziente.
A seguire si ascolta una coppia di anziani signori, due mendicanti, che bevono whisky, la donna è molto preoccupata e contagia l’uomo con una paura crescente. Di nuovo parla una coppia, questa volta di due giovani seduti attorno a un tavolino, mentre suona un’orchestrina di un locale notturno. La ragazza di ventisette anni è una ballerina di varietà. È la prima volta che si conoscono, ma sembrano già uniti da un reciproco colpo di fulmine. Dal locale notturno si passa al tintinnare delle monete: una coppia di mendicanti si è arricchita per le elemosine che le persone impaurite hanno cominciato a elargire con tanta generosità, come per espiare i propri peccati. Il mendicante ha raccolto così tanto denaro che vuole comprare a rate una macchina, e non sembra molto preoccupato dal suono misterioso, che comunque riesce a sentire. Il segretario di stato prende contatto invano con la comunità degli scienziati per ottenere una spiegazione fisica purchessia del fenomeno. L’assenza di risposte sta provocando panico e gli uomini politici vogliono rendere nota una motivazione credibile che impedisca il caos anche se non dimostrata scientificamente. Il parlamento formula ipotesi assurde come far suonare le sirene, intanto però cresce la paura e tra la gente si inizia sempre di più a parlare di giudizio universale, di suicidi di massa, di manicomi pieni, anche se i giornali cercano di distrarre l’opinione pubblica. In una coppia il marito Peterson decide di svendere il podere per pagare il viaggio in Francia dove fuggire per salvarsi. Una signora acquista due posti in un’arca, per sé, il marito e due bambini, purché senza bagagli. Nella nave per Calais finalmente non si sente più il suono, e s’incontrano Evelyn, la signora che ha abbandonato il marito e il signor Peterson, che ha svenduto il podere, ricordando il bacio furtivo che si erano scambiati, ma lui decide di tornare a Dover. Il vecchio Brokford, paralizzato e assistito dalla badante francese Mary venticinquenne, viene abbandonato da tutti i figli e lui, commosso, le chiede di sposarlo. Dopo tre settimane improvvisamente il suono scompare. Tutti pensano al da farsi: il lord vuole revocare la donazione, Peterson non ha più il podere e chiede invano di riavere i soldi spesi. Evelyn, la moglie di George torna dal marito, ma lui chiede il divorzio. La coppia dei mendicanti non ha più elemosine, e quindi non può pagare le rate per la macchina acquistata a rate. Nessun rimborso per i posti nell’arca. Mary, che ha sposato il vecchio, caccia di casa la figlia che l’accusa di averlo irretito, il predicatore continua nelle sue geremiadi, ma l’ascolta solo un cronista che lo intervista: secondo lui il suono non è cessato.
È una situazione da psicosi di massa, quasi da fantascienza, che si riscontra allorché una collettività si trova di fronte a un fenomeno inspiegabile che rischia d’incidere sulla sua stessa esistenza. Così si arriva al “si salvi chi può”, con l’abbandono di tutti gli schemi e la messa in discussione delle regole sociali. Le varie situazioni risultano estremamente vive e il finale, quando ognuno cerca di riprendere il precedente corso, viene sintetizzato dalla riflessione che «Grazie a Dio tutto è di nuovo come prima», anche se in realtà la vita di ogni personaggi è profondamente modificata. Il tema del radiodramma sembra essere stato ripreso nel cinema dal film dell’anno successivo (1961) Il giudizio universale di Vittorio De Sica, con Vittorio Gassman e Alberto Sordi.
Le scene sono spesso suddivise da brevi intermezzi musicali basati sul Fa# e ottenuti con un pianoforte scordato, suoni sintetici e quella che sembra una fisarmonica. Una composizione musicale che suggerisce la natura del misterioso suono, molto presente nella prima parte del radiodramma, quasi assente nella seconda parte e insistita nella parte finale, quando il suono è dato per cessato («il suono non è sparito, semplicemente le nostre orecchie si sono abituate»). L’uso sottile del riverbero permette di suddividere le voci in primo o in secondo piano, e di dare profondità ai luoghi nei quali si svolgono i dialoghi, che sono quasi tutti tra due soli personaggi.