• Autore: Enrico Castelli
  • Regia: Marco Visconti
  • Compagnia di prosa RAI: Firenze
  • Attori e attrici: con Riccardo Cucciolla, Tino Erler, Renata Negri, Fernando Farese, Corrado Gaipa, Giorgio Piamonti, Fernando Caiati, Franco Sabani, Franco Luzzi, Corrado De Cristofaro, Rodolfo Martini, Valerio Meucci, Gianni Pietrasanta.
  • Data della messa in onda: 06/12/1955
  • Ora della messa in onda: 22:40
  • Canale: 3
  • Minuti: 32
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    Quest'opera radiofonica è introdotta da una lunga (oltre sei minuti) e complicata presentazione di Luigi Quattrocchi che anticipa le scene di Castelli, caratterizzate dalla contrapposizione fra i due principali personaggi, il regista e il cappellano: personificazioni rispettivamente dei punti di vista della Storia e della Teologia, che non possono trovare contatti possibili, stante l’incompatibilità fra realtà, sogno e speranza in un’altra vita. L’azione drammatica comincia con una voce narrante, il regista, che riflette su come a volte scene del passato tornino alla memoria e si rivelino illuminanti per quelle che sono state le scelte future. Nel 1915 lo zio comandante legge alla moglie una lettera che scrisse un loro parente, all’indomani della sconfitta di Lissa nel 1866, sulla mancata ottemperanza agli ordini. Assieme riflettono sui pericoli della guerra in corso. La voce narrante riprende la parola presentando il tenente di vascello che, fin dall’adolescenza, parteggiava convintamente per Achille contro Ettore, cioè per il più forte, per chi ordina e comanda. Il regista prosegue lungamente ponendo in luce i limiti dei propri racconti, mentre il cappellano, entrando in scena all’improvviso, espone la difficoltà della propria opera di confessore e di assoluzione in una storia di peccati, soffermandosi sulla tenerezza dei bambini, che si trasfonde in grazia e carità.

    Solo a questo punto, circa venti minuti dopo l’inizio del radiodramma, inizia un’azione drammatizzata, introdotta dall’inconfondibile segnale sonoro del codice Morse che colloca i fatti a bordo di un cacciatorpediniere, l’8 settembre 1943. Poco dopo l’armistizio, viene impartito via radio all’ammiraglio di cambiare rotta, ripiegare e consegnarsi alle forze alleate. L’ordine è del tutto contraddittorio e quindi sorgono dubbi sulla follia del comando centrale. Giungono inesorabili gli aerei a bombardare – lungo e dettagliato paesaggio sonoro di sirene, esplosioni, rombo di motori – e il comandante si spara. Segue una riflessione sull’adempimento degli ordini e in particolare un elogio dell’obbedienza, in particolare della fede – la buona fede – che sola guida nell’amore del prossimo. Alla fine riprende la parola Quattrocchi con un ultimo ragionamento sul senso dell’epilogo.

  • Nota critica:

    Dopo un incontro pubblico con Jean Paul Sarte, impegnato nella stesura di Il Diavolo e il buon Dio, il filosofo Enrico Castelli volle esemplificare il suo pensiero in alcune azioni sceniche dal sapore didattico. Il radiodramma è perciò il tentativo di costruire un’opera ibrida nella quale la scena drammatizzata possa fungere da esempio per la dialettica tra punti di vista differenti, nel caso specifico tra lo sguardo razionale e storico del regista e quello teologico del sacerdote. Il tutto però suona assai scollegato e poco comprensibile. Più che per dialoghi, le scene sono costruite per lunghi e contorti monologhi poco connessi con le brevi e fragili scene drammatizzate. Si vuol cercare di mettere in risalto il contrasto fra vita reale drammaticamente vissuta dagli uomini e speranza nell’aldilà promessa dal Crocifisso, ma i ganci tra le riflessioni, a tratti supponenti, e i fatti drammatizzati sono di estrema genericità.

  • Bibliografia critica:

    Alberto Mantelli, Cambiamento di rotta, in «Radiocorriere», 1955, 49, p. 33