• Autore: Alfio Valdarnini
  • Regia: Marco Visconti
  • Compagnia di prosa RAI: Firenze
  • Attori e attrici: Adolfo Geri, Nella Bonora, Fernando Farese, Franco Luzzi, Corrado De Cristofaro, Corrado Gaipa, Giorgio Piamonti, Elsa Giliberti, Renata Negri, Wanda Pasquini, Tino Erler, Gianni Pietrasanta, Rodolfo Martini, Riccardo Cucciolla
  • Data registrazione: 01/04/2014
  • Data della messa in onda: 10/03/1956
  • Canale: 1
  • Minuti: 45
  • Durata: 45' 46''
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi: Adamo è un giovane senza particolari virtù. Vive assieme alla moglie alle dipendenze di un misterioso padrone, che li tiene con sé in un bellissimo giardino, senza specifiche occupazioni. Per una colpa di cui neppure riesce a rendersi conto e che comunque considera lieve, Adamo viene cacciato dal giardino e deve cominciare a darsi da fare per trovare lavoro e mantenersi con la moglie, che aspetta un figlio. Avendo vissuto sempre nell’inerzia, Adamo si scopre incapace di adattarsi a qualunque tipo di lavoro, fino a che non decide di cominciare ad agire in maniera spregiudicata con una bisca, imbrogliando e vivendo nell’illegalità. Diventa così ricco, mantenendo la moglie e i due figli. Intanto conosce una graziosa diciottenne che cerca in tutti i modi di sedurre, senza successo. I rapporti familiari sono segnati da reciproche insoddisfazioni. L’egoismo di Adamo e il livore che cresce per essere stato cacciato lo rendono sempre più solo. Viene perciò abbandonato dalla moglie in età avanzata e alla fine si ritrova clochard senza più nulla, morendo nella disperazione.
  • Nota critica: Valdarnini ha volto l’indagine «verso una figura assai più complessa nella sua dichiarata mediocrità: l’uomo comune, l’uomo che può avere, nei suoi mille ed usuali difetti, tutti i nomi, perfino quello estremamente indicativo di Adamo» (Adamo. Radiodramma di Alfio Valdarnini, in «Radiocorriere», 10, 4-10 marzo 1956, p. 9). È questo il dramma dell’uomo perennemente insoddisfatto e travolto da un’esistenza di cui non si comprende il senso. La vita appare come il susseguirsi di desideri inappagati, di sogni irrealizzati, di lavoro frustrante e faticoso. Adamo non capisce i motivi della cacciata, ma nel corso del radiodramma sente crescere nel cuore una più acuta nostalgia per la condizione precedente.
    Il radiodramma è interamente costruito per scene a due voci, una delle quali è sempre di Adamo. La narrazione procede perciò per confronti: con la moglie, con un fantomatico zio, poco ascoltato, che cerca di aiutarlo, con una giovane ragazza e con datori di lavoro e complici. La costruzione per binomi è efficace. Permette agili salti temporali, con la scansione dell’intera biografia, dalla cacciata dal “paradiso terrestre” alla morte. Le ultime due scene sono ancora dei dialoghi, ma questa volta l’interlocutore rimane silente. Adamo, in punto di morte, si rivolge all’antico padrone: «ridammi la tua dolcissima noia, le ore senza far niente, quell’aspettare la sera stuzzicando i vermi sullo sterrato vicino alla casa. Ho bisogno ancora di quel dolce non pensar mai». In risposta riceve solo il rumore crescente del vento in tempesta. Infine la moglie, colpita da una profonda nostalgia per il giardino perduto, sulla tomba del marito, lo invita adesso a mandare a lei e ai figli dei segnali per sapere se è riuscito almeno nell’aldilà a ricongiungersi con il padrone: «Hai rivisto il giardino? … Gli hai parlato? … Ti ha chiesto di me?».  
  • Bibliografia critica: Adamo. Radiodramma di Alfio Valdarnini, in «Radiocorriere», 1956, 10, p. 9.