• Autore: Renzo Rosso
  • Regia: Guglielmo Morandi
  • Compagnia di prosa RAI: Roma
  • Attori e attrici: Ivo Garrani, Riccardo Cucciolla, Antonio Battistella, Romolo Valli, Rossella Falk, Renato Cominetti, Giotto Tempestini, Enrico Urbini, Roberto Bertea e Diego Michelotti.  
  • Data della messa in onda: 16/04/1956
  • Ora della messa in onda: 22:00
  • Canale: 1
  • Minuti: 76
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    L’azione si svolge sul fronte alleato in Italia nella primavera del 1944. Personaggio principale della vicenda è il radiocronista Graham, il quale si porta in prima linea per realizzare un servizio radio-giornalistico per una stazione americana. Ha con sé una piccola trasmittente portatile che attira la curiosità dei soldati alleati (in particolare polacchi). Le truppe tedesche si stanno preparando a un attacco in massa e Graham, nella calma che precede il combattimento, dovrebbe fare un buon lavoro.

    Tutto il radiodramma si svolge nel collegamento radiofonico tra il radiocronista al fronte e il tecnico che si trova a trenta chilometri, nelle retrovie. Li ascoltiamo mentre fanno le prove per modulare le frequenze e regolare volumi, nel clima confidenziale e scanzonato dei fuori-onda. Il radiocronista intervista un soldato che si finge Capitano; poi descrive la campagna circostante, l’affascinante paesaggio italiano che nasconde però una minaccia sempre crescente. All’inizio prevale un clima scherzoso, poi i fatti precipitano e le comunicazioni si fanno più difficili e disturbate («i difetti di un mezzo tecnico si trasformano in elemento poetico», come scrive E. M. nella presentazione del 1959 sul «Radiocorriere»). Il Maggiore americano non vuole rilasciare alcuna intervista, ma nella conversazione confidenziale il microfono lasciato aperto ci permette di ascoltare la rabbia e lo sconforto per una guerra giocata con «i soldati di carne», come fossero di piombo. Secondo il Maggiore è meglio corredare le notizie con le fotografie, che possono mostrare «la mimica convenzionale del combattimento, hanno il vantaggio di non parlare». I servizi radiofonici sono più pericolosi perché «Lei invece cerca le parole che stanno sotto gli elmetti… Non è opportuno conoscere l’opinione dei soldati…». Anche perché i soldati non hanno niente da dire, la loro posizione è sempre la stessa: fare il proprio dovere e uscire vivi dalla guerra il prima possibile.

    Previsioni e calcoli si dimostrano errati. Graham, arrivato sulla linea del fronte, si trova di colpo tagliato fuori senza poter tornare indietro: una necessità strategica ha destinato al sacrificio le truppe dislocate nella zona dove si trova il radiocronista.  A questo punto si seguono le fasi convulse della guerra. Il segnale per un certo tempo non riesce più a essere ricevuto. Poi, una volta ristabilito, il radiocronista, con il sottofondo dei rumori della guerra sempre più vicini intervista il tenente e un’infermiera che era venuta a informarlo di scappare, ma troppo tardi. C’è un dialogo tra tenente e infermiera, che dice di essere ebrea e di essere scappata dalla Germania molti anni prima. Il primo è disilluso, non crede all’utilità della guerra, al contrario pensa che i soldati morti servano solo alle commemorazioni. Non crede a una guerra giusta, mentre l’infermiera è convinta del contrario.

    Nell’ultima parte, dopo che una bomba ha sospeso il collegamento e ha colpito mortalmente il tenente e l’infermiera, il radiocronista, con le sue ultime due pile a disposizione, cioè quindici minuti di carica, racconta la loro storia e poi si dispera in un lungo monologo sui casi fortuiti che lo hanno portato sul fronte, in una guerra dove «c’è solo paura, stanchezza e solitudine». Le voci dei tedeschi, l’avvicinarsi di spari ed esplosioni chiudono il radiodramma.

  • Nota critica:

    Il radiodramma di Renzo Rosso vince nel 1956 il Primo Premio del Concorso Radiofonico per un’opera drammatica con due motivazioni: perché è «ideato e realizzato con ardito senso degli effetti, in un crescendo di tensione umana e spettacolare […]»; perché «rompendo con la tradizione della nostra letteratura apologetica ed eroica, ha voluto accostarsi con amara schiettezza alla realtà dei combattenti, ritrovare l’accento di quell’angoscia tra fatalistica e risentita con la quale [i soldati] reagiscono alla disumana assurdità della Guerra» (E. Contini, Un servizio di guerra, «Radiocorriere», 1956, 15, p. 9).

    Come accade di frequente nella produzione degli anni Cinquanta la specificità radiofonica viene rintracciata tramite alcune espedienti narrativi che mettono al centro la radio, che diventa forma e tema dell’opera. D’altronde Rosso è uomo di radio ed entra a lavorare nel 1951 alla Rai, prima a Roma poi a Napoli. L’originalità del radiodramma di Rosso è anche nel tema della seconda guerra mondiale, definita da Marshall MacLuhan «la guerra delle onde», ma che viene raccontata di rado nei radiodrammi degli anni Cinquanta. Qualcosa in più fa il documentario radiofonico (con Prigionieri di guerra di Vittorio Cravetto 1951;Cassino: ora zero per l’Italia di Sergio Zavoli, 1952; Firenze agosto 1944 di Amergio Gomez e Victor De Santis, 1954). Secondo una nuova sensibilità emerge sempre di più l’idea dell’assurdità della guerra in quanto tale, al di là dei differenti schieramenti. Nella parte finale il tenente e l’infermiera si scontrano proprio sull’idea di guerra giusta o di per sé assurda.

  • Bibliografia critica:

    Ermanno Contini, Un servizio di guerra, «Radiocorriere», 1956, 15, p. 9.