• Autore: Wolfgang Altendorf
  • Regia: Marco Visconti
  • Compagnia di prosa RAI: Firenze
  • Attori e attrici: Fernando Farese, Riccardo Cucciolla, Franco Sabani, Renata Negri, Giuliana Corbellini, Nella Bonora, Giorgio Piamonti, Franco Luzzi.
  • Data della messa in onda: 17/03/1956
  • Ora della messa in onda: 21:00
  • Canale: 1
  • Minuti: 39
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione:
  • Sinossi:

    Per effetto di un’esplosione di grisù una squadra di tre minatori rimane intrappolata in una galleria della miniera senza sfondo, al buio e con poca aria. Il più giovane si chiama Fritz ed è gravemente ferito alla gamba. Non può muoversi. Dalle ansie e le speranze di liberazione ai reciproci incoraggiamenti, specie nei confronti del giovane morente, il dialogo tra i minatori assume il carattere di confidenze sulla vita. Fa da esatto contraltare la rispettiva attesa delle donne (le due mogli e la madre del figlio), in collegamento con Patrick, che dà notizia dei soccorsi. Anch’esse confidenzialmente rivelano la reale situazione affettiva che sta alla base di ciascun rapporto. Alla fine la squadra viene liberata, ma non si tratta di facile happy end: il ragazzo non ce l’ha fatta a resistere ed è morto. Un altro minatore sopravvive, ma perde la vista e viene sostenuto amorevolmente dalla moglie.

  • Nota critica:

    Nei momenti estremi della vita, quando si è a un passo dalla morte o dalla salvezza, sembra arrivi il momento delle confessioni e delle confidenze. Così i tre minatori raccontano della loro vita e lo stesso fanno le donne. Le riflessioni amare sulla vita, in forma quasi di brevi monologhi, si alternano ai dialoghi legati alla condizione di pericolo alla quale sono sottoposti i minatori. Alle tre voci maschili fanno da contraltare le tre voci femminili che, in modi diversi, attendono notizie dai soccorritori. In questa suddivisione si inseriscono anche le scene di delirio del giovane ferito che, nell’incoscienza, ascolta e dialoga con la madre. Un suono ondeggiante e inquietante – sembrerebbe di un’onde Martenot – funge da sipario per dividere le scene. Lo spazio acustico restituisce per accenni il riverbero tipico della voce pronunciata nelle cavità sotterranee. Non ci sono altri rilevanti inserti rumoristici e musicali, prevale la dimensione verbale del dialogo e del monologo. I minatori nel buio più completo si danno forza attraverso la parola. Si ripercorre perciò la stessa modalità di Pericolo di Richard Hughes, il primo radiodramma, andato in onda sulla BBC nel 1924. Anche in quel caso la storia inizia con il rumore di un’esplosione che fa saltare la luce e i personaggi si trovano immediatamente al buio. Nel «Radiocorriere» Altendorf è così presentato: «Il giovane drammaturgo tedesco (è nato a Magonza il 1921) si prese la prima pallottola sul fronte russo, durante l’ultima guerra: ed era una pallottola nella schiena, che lo fece stare parecchi giorni fra la vita e la morte. La seconda pallottola venne poco dopo, appena rispedito al fronte, e provocò una ferita alla mano. La terza pallottola gli portò via l’occhio destro. Forse questa esperienza così cruda, e così diretta, è quella che ha lasciato il segno più profondo anche nella sua opera di drammaturgo (iniziata subito dopo la fine del grande conflitto) e che balza fuori con tanta evidenza dalle tragiche scene di La colpa di essere uomini, il suo capolavoro. La storia di questo dramma è significativa. Presentato a un concorso radiofonico quando l’autore era uno sconosciuto, venne prima premiato dalla giuria, ma subito dopo respinto dai dirigenti della Radio bavarese che si erano spaventati per la forza della polemica antimilitarista» (G. C., Al buio, in «Radiocorriere», 11, 1956, p. 45). Il radiodramma è tradotto e adattato da Italo Alighiero Chiusano ed è pubblicato su «Il dramma» (218-219, 1954, pp. 110.118).

  • Bibliografia critica:

    Gaetano Carancini, AL BUIO. Radiodramma di Wolfgang Altendorf, «Radiocorriere», 1956, 11, p. 45.