Sergio è un giovane che ha tentato il suicidio sparandosi una revolverata per amore di una donna che lo ha abbandonato. Adesso è infin di vita, costretto a letto, e preda di un delirio. Lo assistono due infermiere, convinte che sia giunta ormai la fine. Il radiodramma si apre e si chiude nel letto di ospedale, con le voci sconclusionate dell’agonizzante. La storia si sviluppa come l’immersione nello stato di semi-incoscienza del moribondo. Si ascoltano perciò voci confuse di molti personaggi che emergono dal passato del giovane. L’intreccio emerge lentamente. Solo a poco a poco si comprende il motivo del tentato suicidio, ossia il distacco della donna amata, che pure mostra di aver ricambiato il suo amore, ma ha deciso di lasciarlo.
Margherita, «fantasma fra i fantasmi, più degli altri dolente e tanto più evanescente e inafferrabile quanto più viva e ricca di suggestioni e di rimpianti», è una donna piacente e frivola, «che ha rinunziato con incosciente fatuità all’amore per rincorrere sogni tanto più grandi di lei […]» (Una partenza (Radiodramma di Giovanni Guaita), in «Radiocorriere», 1957, 2, p. 5).
La separazione della donna si incarna letteralmente in una partenza, che si svolge tra i treni di una stazione. Sembra che l’azione si svolga dentro uno scompartimento, con le voci di numerosi personaggi. A volte invece pare che i dialoghi arrivino da lungo i binari.
L’insieme è figurato e a volte grottesco: la ragazza prende il treno delle “Donne vane e sciocche” perché vuol far carriera e rifiuta di salire sul treno delle “Brave mogli”; nel vaneggiamento dell’innamorato si affacciano dialoghi amorosi dei tempi trascorsi inframezzati da sconnesse e martellanti voci di estranei che ricordano, a livello di allucinazione, svariati e confusi episodi della vita del disgraziato delirante.
Più che per la storia in sé, il radiodramma è efficace nel creare immedesimazione nel protagonista della vicenda. L’ascoltatore, come il giovane agonizzante, è immerso in voci sconclusionate provenienti dal passato, intrecciate alla maniera dei sogni. L’atmosfera, a tratti «soffusa di un lirismo intimista e quasi crepuscolare», è costruita da una recitazione fatta di sospiri e lamenti, con momenti di emozioni esasperate con rilievi grotteschi di natura teatrale. A tenere assieme le voci e l’intreccio verbale contribuisce una composizione musicale che abbraccia anche la dimensione rumoristica (proveniente soprattutto dall’immaginario della stazione) in sonorità sospese e ondeggianti, realizzate soprattutto dal ricorrente motivo evocato da un Onde Martenot.
Una partenza (Radiodramma di Giovanni Guaita), in «Radiocorriere», 1957, 2, p. 5.