Tsai, sensibilissimo suonatore di Liuto, viene selezionato per recarsi nella capitale ad affrontare un concorso per diventare funzionario imperiale, le virtù dei suoi grandi meriti di studioso, nonostante non sia raccomandato e non abbia offerto doni al selezionatore. Tuttavia ha molte remore per accettare l’invito, perché non vuole lasciare soli i vecchi genitori e l’amatissima moglie: il viaggio richiede tre mesi, ma essi lo convincono di accettare. Parte «dalla sua catapecchia in provincia» (F. B., Da Dumas ad Alianello. Vi presentiamo quattro copioni, diversi per epoca, stile, intenzioni, in «Radiocorriere», 1957, 30, pp. 8-9) e vince il concorso, diviene censore. Il Gran Maresciallo gli offre in sposa la figlia; Tsai cerca rispettosamente di rifiutare perché ha già una moglie, ma nessuna giustificazione viene accolta dal Gran Ciambellano: può tenere l’originaria moglie come prima concubina e comunque il matrimonio è gradito all’Imperatore. Si sposa, ma è la stessa nuova moglie ad accorgersi del suo malessere, e poi giungono notizie di una grave carestia nella provincia, dove ha lasciato genitori e moglie, ma invano richiede il permesso di recarvisi, il viaggio è troppo lungo e quindi si rivelerebbe inutile. Difatti passa il tempo e nella capitale giunge l’originaria moglie, vestita da vedova con triplo lutto per la morte dei suoceri e la morte presunta del marito: prende contatto con la nuova moglie che si commuove e le due donne si reputano sorelle. Zen chiede allora di venir sentito dall’Imperatore per tornare nella sua provincia, nonostante l’opposto parere del Gran Ciambellano, e l’Imperatore, udita la storia, esalta la figura del comportamento di Tsai.
L’opera di Wilhelm Michael Treichlinger, tradotta da Pasquale Pennarola, «ci comunica una specie di dolce abbandono, di rassegnazione composta e saggia, quasi il segreto di una civiltà anteriore alla nostra […]» (L. M., La canzone del liuto. La musica nasce nel cuore dell’uomo, in «Radiocorriere», 1957, 13, p. 14). In questa condizione viene esaltata la sensibilità di chi, seppur genio, rinuncerebbe volentieri al successo che consegue al proprio talento, per l’amore nei confronti della moglie e il dovere di provvedere a una serena fine dei propri vecchi. È noto che in Cina la selezione dei funzionari imperiali era assai rigida con riguardo alle doti intellettuali dei prescelti, e l’insignito si sentiva in obbligo nei confronti dell’Imperatore di adempiere all’onore conferitogli: così Tsai, pur preferendo un’esistenza frugale coi propri cari, sente l’obbligo di rispettare i programmi imperiali e mai vi si ribella. Ma i doveri di figlio e di consorte sono pur sempre assai forti e così la storia si muove in questo contrasto.
Il radiodramma ha una compatta struttura narrativa, con una suddivisione netta in scene segnalata dal suono del gong che, come da tradizione, chiude anche l’intero radiodramma. Il suono di trombe e timpani indica invece l’ingresso nella Sala Tartaruga del Palazzo Imperiale, dove si svolge l’esame. Le voci, con un leggero riverbero, sono disposte su differenti piani a suggerire l’ampiezza della sala. Durante il radiodramma, in più punti, si ascoltano le canzoni del liuto, cantate da Alfredo Bianchini, che interpreta il giovane Tsai soltanto nei momenti canori: a introduzione del lavoro, come accompagnamento, mentre Tsai e la moglie rimembrano il momento in cui si sono innamorati, e come commento emotivo agli sviluppi narrativi. Nonostante l’impianto armonico di ogni canzone rimanga lo stesso, ogni momento musicale precisa le differenti condizioni interiori del protagonista, secondo l’uso orientale del liuto, strumento prediletto per esprimere, più delle parole, «raffinatissimi sentimenti, preziosi segreti calati nel fondo dell’anima umana, verità altrimenti inafferrabili» (L. M., La canzone del liuto. La musica nasce nel cuore dell’uomo, in «Radiocorriere», 1957, 13, p. 14).
Lidia Motta, La canzone del liuto. La musica nasce nel cuore dell’uomo, in «Radiocorriere», 1957, 13, p. 14; Fabio Borrelli, Da Dumas ad Alianello. Vi presentiamo quattro copioni, diversi per epoca, stile, intenzioni, in «Radiocorriere», 1957, 30, pp. 8-9.