Incontri in una stazione di provincia

  • Autore: Paolo Levi
  • Regia: Gian Domenico Giagni
  • Attori e attrici: Renato De Carmine, Fulvia Mammi, Augusto Marcacci, Dario Dolci, Renato Cominetti, Gemma Griarotti, Vinicio Sofia, Arnoldo Foà, Roldano Lupi, Maria Fabbri, Mario Pisu, Michele Malaspina e inoltre Bruna D’Aguì, Camillo De Lellis, Valerio Garbarino, Mario Maldesi, Serenella Spaziani.
  • Data della messa in onda: 18/10/1958
  • Ora della messa in onda: 21:00
  • Canale: 1
  • Minuti: 46
  • Copione presente nell'archivio della Sede Regionale RAI di Firenze:
  • Pubblicazione copione: No
  • Sinossi:

    Un giovane architetto, Mario Pisani, sta per partire per Roma a sostenere un concorso e la sua fidanzata Letizia alla stazione, pochi minuti prima del distacco, lo scongiura improvvisamente di non andarsene e di rimanere a curare il negozietto del padre e sposarla subito, ma lui esita e lei si allontana. Il treno è in ritardo, e durante l’attesa gli si avvicina un mendicante che racconta di essersi trovato nell’identica situazione trent’anni prima, di aver ceduto alle richieste della fidanzata, pur essa dal nome Letizia, che però lo ha lasciato dopo sei mesi; lui si è  sposato con un’altra donna che gli ha dato otto figli e si è arrabattato per tenerli, ma alla fine non ce l’ha fatta più e si è messo a mendicare fra i treni. Fortunosamente giunge alla stazione un facoltoso manager, assai teso nel disporre gli impegni quarto d’ora per quarto d’ora in tutto il mondo: racconta di esser partito pure lui a suo tempo da quella stazione e di esser diventato milionario a livello internazionale, ma di soffrire di ulcera e di sentirsi una pedina nello scacchiere della finanza. Arriva da un treno una coppia matura che si becchetta anche perché il marito si è dimenticato sul treno la borsa con viveri e romanzetti: lui dice di esser soddisfatto dei propri marmocchi e racconta della bambina che vorrebbe rimanere sempre piccola, con la famiglia e la gatta, mentre lui la ammonisce che bisogna aprirsi al mondo e avere rapporti all’esterno. A questo punto i tre scompaiono nella notte e il giovane architetto si butta sulla strada rischiando di venire investito da una macchina a cui chiede un passaggio. L’automobilista gli domanda infine dove sia diretto, e lui risponde che non lo sa, qualunque direzione va bene. L’automobilista borbotta che anche lui vaga nella nebbia senza saper dove andare. Accada quel che accada.

  • Nota critica:

    È il tempo di buttarsi nel mondo e le possibilità sono infinite, come bene appare dalle metafore dei tre personaggi che il giovane architetto crede d’incontrare casualmente: partire, rimanere, scegliere la famiglia, la carriera… In questa «parabola moderna, sulla scorta di certi modi pirandelliani» (Lidia Motta, Incontri in una stazione di provincia. Radiodramma di Paolo Levi, «Radiocorriere», 1958, 41, p. 14), forte è il senso di incertezza, ma anche di amarezza nella constatazione che, comunque vada, tutto rimane difficile ed ambiguo, al punto di preferir di non scegliere, andare dove andare, anche a rischio di cadere in un precipizio.

    Tutto si svolge di notte, in una stazione, avvolta nella nebbia. In lontananza si sentono il frinire dei grilli, il latrato di un cane, qualche verso di uccello, oltre alla campanella, agli annunci registrati, al rumore dei treni. La scena è costruita secondo il tipico realismo radiofonico di quegli anni: suoni stereotipati, ben riconoscibili, finalizzati a creare l’ambientazione. In una situazione realistica si innesta però una vicenda dal carattere fortemente simbolico. Il radiodramma è costruito secondo un’abile successione di scene, a volte con la rappresentazione di un passato utilizzato dai personaggi per spiegare lo sviluppo della propria vita. L’atmosfera della stazione deserta, in attesa di un treno in ritardo, pone in risalto la nebulosità del sogno. La sparizione improvvisa dei personaggi accentua l’inquietudine della conclusione, con presagi foschi per l’avvenire di un giovane che all’inizio appariva di buone speranze.

    La recitazione degli attori sobria e con momenti più vicini al cinema che non al teatro, per il realismo che si vuole raggiungere, contribuisce a rendere il radiodramma particolarmente affascinante e godibile nella scoperta graduale del gioco di specchi interiore.

  • Bibliografia critica:

    Lidia Motta, Incontri in una stazione di provincia. Radiodramma di Paolo Levi, «Radiocorriere», 1958, 41, p. 14