Bobo, giovane e bella ragazza, telefona ad Al Brucs, noto detective privato col quale aveva avuto una relazione interrotta tre anni prima, chiedendogli di andare a casa sua per questioni urgenti, ma quando l’investigatore arriva trova la polizia che compie i rilievi sul cadavere. Il tenente della polizia di Malibù che porta avanti le indagini è suo amico, ma non esistono sospetti: l’ultimo giovane amico dell’uccisa risulta del tutto estraneo al delitto, e si reca dall’investigatore invitandolo a effettuare le indagini, consegnandogli un dischetto di Bobo, con impresso il numero “4”. Su questa base l’investigatore inizia le ricerche, ma evidentemente i colpevoli se ne accorgono, perché è seguito da un’auto sospetta, il suo ufficio è messo a soqquadro con la segretaria legata a una sedia e infine il giovane fidanzato viene ucciso. Prendendo spunto da questo numero “4”, l’investigatore capisce che quattro è il numero che riproducono le gambe di Bobo, quando viene ritrovata senza vita, e quattro sono anche le volte che Bobo è andata in macchina a Los Angeles per conto di Krasker, proprietario del night «El Nido», senza sapere di star trasportando una gran quantità di stupefacenti. Bobo, capito l’inganno, aveva nascosto la quarta macchina, e per questo non era stata perdonata.
Presenta le caratteristiche tipiche del giallo radiofonico. La storia è ambientata negli Stati Uniti e ciò facilita tratteggiare la disinvolta figura del detective privato, protagonista arguto nell’individuare rapidamente gli indizi, abile nel risolvere il caso, come fosse lo scioglimento di un enigma, coraggioso nello scontro a fuoco finale e umano nelle passate implicazioni sentimentali con la vittima. L’inchiesta procede tramite lo svolgersi di dialoghi, che sono a volte interrogatori e confessioni, a volte il confronto con colleghi e periti chiamati ad aiutare a risolvere il caso. Non vi sono elementi particolari che esaltino l’utilizzo del mezzo radiofonico, piuttosto si costruisce una gradevole vicenda dal ritmo sostenuto e con una successione semplice e chiara degli eventi, sostenuta da ambientazioni sonore efficacemente realizzate dalla regia. L’accostamento evocato dal titolo viene infine risolto nell’ultima scena, quando il detective, che veniva considerato come un gatto da Bobo per la capacità di adorare, ma non di amare, tira fuori gli artigli e uccide lo spregiudicato Kraser, temuto come una tigre negli ambienti malfamati di Los Angeles.