È un elogio dell’arte della menzogna, che esordisce e si conclude con un paradosso di Oscar Wilde, ed esamina testi letterari, a partire da Platone, che hanno valorizzato questa qualità dell’uomo a seconda delle circostanze. Si riportano situazioni ideate da Cervantes nella cacciata degli infedeli dalla Penisola Iberica, da Calderón de La Barca nella Vita è un sogno, da Molière e da Flaubert, mettendo in risalto anche le opportunità che la menzogna offre, quali la difesa per i soggetti più fragili come le donne e il bisogno dell’essere umano di rifugiarsi nella finzione e nella fantasia, di per sé non veritiere. Nello sforzo di attribuire alla menzogna una dimensione tipicamente umana ci sono significativi richiami storici e mitici, come ad Odisseo, e aneddoti nei quali la menzogna finisce per essere una necessità: quando tutti sono indotti a credere di vedere scene inesistenti in un quadro magico, per non passare per ebrei durante la cacciata, nella descrizione di Cervantes. E in tempi più recenti va segnalata la distinzione fra menzogna del ceto popolare, caratteristica di Arlecchino, e quella più sofisticata del ceto borghese, che giunge a ingannare se stessa, come nel caso di Madame Bovary, che addirittura confessa peccati che non ha mai commesso. E c’è nel prologo un’amara constatazione: gli attuali uomini politici hanno perso l’arte della menzogna, limitandosi alla contraffazione.
Il bugiardo è una “serata a soggetto”, cioè un programma tematico, che utilizza la tecnica del radiodramma per rappresentare le scene esemplari collegate all’argomento affrontato, in questo caso una sofistica e colta disamina della menzogna. Una voce narrante introduce ogni episodio con brevi commenti. Il trattatello radiofonico viene condensato nel finale da Oscar Wilde, che sintetizza così la figura del bugiardo: «La gente parla con un certo suo naturale modo di dire di un “bugiardo nato” proprio come di un “poeta nato”, ma entrambe le volte è errato. Menzogna e poesia sono arti collegate, come sostiene Platone, l’una all’altra. Esigono lo studio più preciso, l’amore più disinteressato. Il poeta si distingue dalla sua bella armonia, il bugiardo dalla sua variata e ritmica eloquenza».
Gastone Da Venezia, Il bugiardo. Un programma a cura di Ornella Sobrero, «Radiocorriere», 1958, 36, p. 16.