A Cason Valle, al margine estremo della terraferma, nelle vaste paludi lungo Venezia, Marghera, Chioggia e le foci del Po, la vita dell’intero paese, fra i campi e gli acquitrini, procede in maniera taciturna, ma tranquilla. Qui gli uomini praticano quasi esclusivamente attività di caccia e di pesca, mentre le donne si affaccendano nelle risaie; «al coro delle mondine si unisce spesso la fisarmonica di Nane Dalle Scope, un vecchio vagabondo che si direbbe un benigno genio del luogo, parte viva e simbolo di quella terra» (Enzo Maurri, Estuario. Tre tempi di Arnaldo Boscolo, «Radiocorriere TV», 1959, 42, p. 7). Fino a quando s’intraprendono imponenti opere di bonifica per iniziativa dell’ingegner Doria, a ciò incaricato dal proprietario delle terre, il nobiluomo Marco Conte Rabagnani, mediante installazione di idrovore per risucchiare l’acqua ed evitare allagamenti con l’alta marea. Il conte e il figlio vanno a trovare la famiglia colonica di Michele, con il nonno Lorenzo e i tre figli, Martino, Lisina e Bettina. Passa il tempo, morto il Conte Rabagnani, Bettina diviene domestica dell’ingegner Doria, che le insegna a scrivere, e dell’anziana madre. A Venezia Bettina casualmente incontra il padroncino Altiniero, figlio del Conte Rabagnani, che la porta in un giro in gondola e le chiede di diventare la governante in casa sua.
Passano ancora tre anni (secondo atto), le cateratte sono state installate ma il tempo è pessimo e si rischia la rottura degli argini. La gente parla assai male del rapporto di Bettina col padroncino Rabagnani. Improvvisamente arriva proprio Bettina che avvisa dell’imminente pericolo, ma il padre Michele la rifiuta e viene a diverbio col padroncino, pure arrivato. L’ingegner Doria, giunto anche lui per evitare il disastro, discute animatamente col padroncino che avrebbe sciupato irrimediabilmente Bettina. Gli argini si rompono e donne e bambini devono scappare. I lavori per il porto però sono salvi. Nel terzo atto le terre vengono espropriate per i nuovi depositi. Intanto il rapporto di Bettina con Altimiro va benissimo, lui le ha regalato una radio. L’ingegner Doria viene a farsi consegnare la casa della famiglia di Michele, con l’assegnazione di un’altra casa, dotata di tutti i confort a Marghera, e augura ogni felicità a Bettina, che tanto aveva amato rispettandola. Bettina annuncia il suo matrimonio col padroncino, che ricorda il rapporto amichevole di suo padre con Michele e il nonno Lorenzo, che nel frattempo è defunto. Nella soddisfazione di Michele c’è però tanta amarezza per la casa che lascia e che presto verrà distrutta.
La vicenda si svolge nel giro di pochi anni, ma è il passaggio fra due epoche: si parte da uno stato di povertà, però dignitosa, della gente della palude con i canti delle mondine, ad una bonifica che si ripromette di ricavare terre ubertose da paludi, che poi finisce per scasare i coloni trasformando le terre per aree dei magazzini di Marghera, con un indubbio miglioramento nella situazione di confort ma con abbandono di uno stato di vita e di una tradizione che legava la gente del luogo. Ed è sintomatica la posizione di Bettina, dapprima vista da tutti sotto il consueto rapporto fra padroncino e “gallinella”, poi invece ad un rapporto addirittura nuziale col padroncino (a cui non era suonata estranea la rampogna dell’ingegner Doria, in favore della ragazza). Era un mondo passato, con i suoi pregi ma anche con i suoi difetti, con l’onestà degli umili e la benevolenza dei signori, come simbolicamente mostrato dal povero analfabeta Nane Dalle Scope, che viene riconosciuto da una testa scolpita dal titolo “rudere umano”, esposta in mostra da un noto scultore che come modello l’aveva lautamente retribuito.
Enzo Maurri, Estuario. Tre tempi di Arnaldo Boscolo, «Radiocorriere TV», 1959, 42, p. 7.