Gino Marinuzzi jr.
Pierrot e Pierette, due commedianti che organizzano spettacoli di scarso successo con recitazione e canti, prendono assieme il thè: Pierrot dice di essersi innamorato di una ragazza del pubblico sconosciuta e, alla visibile gelosia di Pierette, tiene a ribadire che il loro rapporto è solo di collaborazione sulla scena, e che per il resto tutt’e due rimangono liberi, così esce per inseguire la ragazza. Da Pierette, rimasta sola, giunge uno strano personaggio che dice di essere il fabbricante di sogni e l’affascina con il suo eloquio. Quando Pierrot torna a casa, i due uomini iniziano a parlare dei valori della vita che Pierrot identifica nei beni materiali. Il visitatore allora si rivela nel fabbricante dei sogni e lo convince che i sogni preziosi non sono quelli che ciascuno costruisce per se stesso. Pierrot è convinto di avere capito e quando il fabbricante di sogni gli cede uno scontrino con il quale ritirare il sogno più adatto per lui, subito vorrebbe uscire per andare a ritirarlo, ma il fabbricante lo invita ad aspettare. Intanto rientra Pierrette e il visitatore vola via. Rimasti soli, Pierrot inizia a guardare la compagna con occhi diversi, ad apprezzarla in ogni dettaglio, fino ad innamorarsene.
Più che per la storia, tradotta da Manlio Bocci, il radiodramma si distingue per le numerose canzoni cantate da Pierrot che si diletta con la chitarra, contribuendo a suggerire il clima emotivo delle scene. A volte la musica affiora in forma extradiegetica a commentare le parole di Pierette. Da segnalare infine il breve motivo sonoro di rumori elettroacustici che accompagna l’ingresso del fabbricatore di sogni, attribuendogli una connotazione fantastica.
F. B., Il fabbricante di sogni. Un atto di Oliphant Down (novità), in «Radiocorriere TV», 1959, 31, p. 9.